«IMMOBILI E ATTIVITÀ FINANZIARIE DETENUTI ALL’ESTERO», di Valeria Russo ed Emiliano Marvulli (Nel Diritto Editore, Roma, 2015, pagg. 300, € 25,00).
Dal 1° gennaio 2015 tutti i contribuenti possono rimediare alle infedeltà dichiarative compiute negli anni ancora accertabili da parte dell’Agenzia delle entrate e porre le basi per un nuovo rapporto di fiducia tra Fisco e contribuente grazie all’introduzione, con la legge 15 dicembre 2014, n. 186, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 292 del 17 dicembre 2014, della procedura di collaborazione volontaria (c.d. voluntary disclosure).
Si tratta di una procedura ispirata a principi di spontaneità, completezza e veridicità, attraverso la quale i contribuenti, autodenunciandosi al Fisco — e non mantenendo, dunque, l’anonimato —, potranno sanare la propria posizione versando le imposte dovute e le sanzioni in misura ridotta.
In particolare, da un lato, il comma 1 dell’art. 1 della legge 186/2014 ha introdotto la c.d. procedura di collaborazione volontaria «internazionale» che consente l’emersione degli investimenti e delle attività finanziarie detenuti illecitamente all’estero, fornendo e documentando le informazioni sui redditi che sono servite a costituirli e che derivano dalla loro utilizzazione o dismissione, unitamente ai redditi non connessi con il patrimonio estero. Potranno, quindi, fruirne i soggetti che detengono attività e beni all’estero e hanno omesso di presentare il quadro RW e/o di dichiarare redditi imponibili in Italia.
Dall’altro lato, il successivo comma 2 ha previsto la c.d. procedura di collaborazione volontaria «nazionale», che consente a tutti i soggetti di regolarizzare le violazioni sostanziali in materia di imposte dirette e relative addizionali, imposte sostitutive, IRAP, IVA, ritenute e contributi previdenziali, non connesse con il patrimonio costituito o detenuto all’estero.
La positiva conclusione della procedura di collaborazione volontaria garantirà la non punibilità per alcuni reati fiscali relativi agli obblighi dichiarativi.
La legge sulla collaborazione volontaria ha introdotto inoltre il reato di autoriciclaggio che punisce chiunque, avendo commesso o concorso a commettere un delitto non colposo, impiega, sostituisce, trasferisce, in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative, il denaro, i beni o le altre utilità provenienti dalla commissione del delitto, in modo da ostacolare concretamente l’identificazione della loro provenienza delittuosa.
Il presente volume analizza, al Capitolo I, tutti gli aspetti connessi alla disciplina del monitoraggio fiscale degli investimenti esteri e delle attività estere di natura finanziaria detenuti dai soggetti residenti in Italia, con le novità introdotte dall’art. 9 della legge 6 agosto 2013, n. 97.
Il Capitolo Il esamina la disciplina delle imposte patrimoniali sui beni e sulle attività finanziarie all’estero, introdotte, a decorrere dal periodo di imposta 2012, per motivi di equità fiscale al fine di tassare il possesso di immobili e attività finanziarie a prescindere dal luogo di detenzione.
Il Capitolo III illustra la disciplina della procedura per l’emersione delle attività finanziarie e patrimoniali illecitamente detenute all’estero, aggiornata al Provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle entrate del 31 marzo 2015. Sono inoltre presenti esempi e i primi chiarimenti forniti dall’Agenzia delle entrate con la circolare n. 10/E del 13 marzo 2015.