Un’ottima Commissione esaminatrice
Il 28 ottobre 2015 si sono conclusi gli esami orali del concorso a 365 posti di magistrato ordinario, indetto il 30 ottobre 2013, le cui prove scritte si erano svolte alla Nuova Fiera di Roma nei giorni 25, 26 e 27 giugno 2014 e in cui erano stati ammessi agli orali 328 candidati: 311 candidati sono risultati idonei e 17 non idonei.
Devo dire che ho particolarmente apprezzato il lavoro svolto dalla Commissione esaminatrice, presieduta dal Consigliere di Cassazione Antonio Prestipino. Prima di esplicitare le ragioni del mio giudizio largamente positivo, chiarisco che io seguo ininterrottamente i concorsi per magistrato ordinario dal 1986, e che dal 2003, sempre ininterrottamente, vado a raccogliere le domande e le invio ai candidati che me le richiedono. Credo quindi di avere sufficiente esperienza per poter valutare il lavoro svolto nel corso degli orali dalle Commissioni esaminatrici di tali concorsi.
Prima di iniziare ad assistere agli esami dei candidati della Commissione Prestipino avevo giudicato molto positivamente il lavoro svolto dalle Commissioni presiedute dai Consiglieri Carlo Grillo, Giacomo Fumu, Domenico Carcano, Maurizio Barbarisi e Renato Finocchi Ghersi (e poi Maria Teresa Covatta). Per quanto riguarda specificatamente i Presidenti, Carlo Grillo era stato secondo me quello che meglio di tutti era riuscito a guidare e coordinare la propria Commissione, mentre Domenico Carcano era stato colui che mi aveva maggiormente dato l’impressione di una vastissima cultura giuridica, fermo restando che tutti coloro che vengono chiamati a presiedere la Commissione esaminatrice di un concorso per magistrato ordinario hanno una capacità di spaziare su tutti i rami del diritto di prim’ordine. Riguardo invece alle Commissioni nel loro complesso, la migliore era stata a mio avviso quella presieduta da Maurizio Barbarisi.
Dopo aver assistito a 111 esami tenuti dalla Commissione presieduta da Antonio Prestipino posso dire che a mio avviso quest’ultimo è stato il miglior Presidente tra quelli che io ho visto all’opera perché non inferiore a Carlo Grillo per l’autorevolezza (che non è mai sconfinata nell’autoritarismo), mista a divertente battute, con cui ha guidato la Commissione e non inferiore a Domenico Carcano per cultura giuridica: egli ha infatti interrogato i candidati, alternativamente, in numerose materie e mi ha dato l’impressione che avrebbe potuto esaminarli in tutte. E anche per quanto riguarda la Commissione nel suo complesso, quella presieduta da Antonio Prestipino è stata a mio avviso la migliore fra tutte quelle di cui ho avuto modo di valutare l’operato.
In base a quali criteri affermo quanto sopra?
I miei criteri sono sostanzialmente due, entrambi soggettivi ma che secondo me funzionano.
Il primo criterio è quello della conformità dei miei giudizi sui candidati a quelli espressi dalla Commissione. Ebbene, se le cinque Commissioni precedentemente citate avevano giudicato nella quasi totalità dei casi i candidati come li avrei giudicati io (mentre ciò non era accaduto con altre Commissioni, non citate), la mia sintonia con la Commissione Prestipino è stata totale: io avrei promosso i candidati che la Commissione ha giudicato idonei e bocciato quelli che essa ha valutato non idonei; anche in tre o quattro casi in cui ero indeciso riguardo alla meritevolezza o meno dell’idoneità, la Commissione è stata altrettanto indecisa poiché la camera di consiglio, che solitamente era piuttosto breve, è stata molto più lunga proprio perché si trattava di candidati border line riguardo ai quali sia la decisione in senso positivo che quella in senso negativo erano parimenti plausibili.
Il secondo criterio è quello dell’omogeneità della Commissione. In tutti i concorsi i candidati mi hanno chiesto quali fossero i commissari che, per la loro particolare severità, ci si doveva augurare di poter evitare. Mentre per le altre Commissioni ne avevo sempre indicati almeno quattro, questa volta ne ho individuati soltanto due, vale a dire i Professori Roberto Calvo e Maria Luisa Tufano, che si distinguevano, rispettivamente, per la maggiore difficoltà delle domande e per l’attribuzione di voti più bassi rispetto agli altri 27 commissari. A parte questi due componenti, dunque, essere interrogati da uno o da un altro commissario era, a mio avviso, la stessa cosa.
Quelli di cui sopra sono dunque i due criteri in base ai quali valuto in termini estremamente positivi l’operato della Commissione Prestipino. Posso aggiungere che i commissari hanno sempre cercato di mettere a proprio agio i candidati, soprattutto quando commettevano errori o si mostravano particolarmente emozionati, mirando a promuovere piuttosto che a bocciare, ovviamente nei limiti del possibile. E quando hanno dovuto emettere un giudizio di non idoneità mi sono sempre apparsi particolarmente dispiaciuti.
Alcuni candidati hanno rilevato che ci sono stati più bocciati nei primi mesi, ma è normale: in tutti i concorsi per magistrato ordinario, se si dividono i candidati a metà, i non idonei sono sempre di più tra i candidati esaminati nella prima metà rispetto a quelli esaminati nella seconda. Ciò dipende ovviamente dal minor tempo a disposizione per studiare che hanno i candidati interrogati prima. Tutte le Commissioni esaminatrici cercano di ridurre il vantaggio che hanno i candidati esaminati dopo rivolgendo loro domande un po’ più difficili o che non hanno ancora rivolto, e così ha fatto anche la Commissione Prestipino, ma nessuna Commissione riesce mai ad annullare completamente tale vantaggio: evidentemente è impossibile.
Federico Brusca