«CODICE DELLA PROVA PENALE», a cura di Vincenzo Garofoli, Gianmichele Pavone ed altri (Nel Diritto Editore, Roma, 2015, II edizione, pagg. 750, € 80,00).
Le novità intervenute negli ultimi anni anche nel campo delle prove non sono di poco conto: i contributi dottrinali, infatti, hanno registrato cambiamenti significativi e la giurisprudenza ha dovuto aggiornare i suoi indirizzi, consolidandone alcuni e abbandonandone altri. Si pensi, ad esempio, al passaggio (non senza conseguenze di rilievo) dall’«onere» al «diritto» alla prova: l’art. 190, primo comma, cod. proc. pen. (Diritto alla prova) sancisce inequivocabilmente che «le prove sono ammesse a richiesta di parte». L’attività processuale, tesa a preparare e a sviluppare la prova nei suoi vari elementi, «non può essere chiusa e inaccessibile», in quanto il principio della verità materiale, che «sovranamente la domina», esige che chiunque possa «recarvi eventualmente un contributo di informazione».
Insomma il processo penale, oltre che finalizzato all’accertamento della verità reale, deve ispirarsi a giustizia ed equità, valori che si manifestano anche nello spazio che alle parti del processo è lasciato in ordine «alla ricerca, all’introduzione e all’assunzione delle prove».
Del resto, proprio lo spazio lasciato alle parti in ordine alla ricerca, all’introduzione e all’assunzione delle prove non è altro che l’esplicazione più tangibile del diritto di difesa sancito dall’art. 24 Cost.. Una difesa menomata a causa di un’arbitraria restrizione dei mezzi di prova offerti al giudice o dell’oggetto della prova proposta si presenterebbe come una difesa senza possibilità di prove a discarico e, in sostanza, come negazione della difesa.
Ne consegue che «processo giusto» è quello che mira ad una decisione giusta secondo un iter in cui tutte le parti sono trattate secondo giustizia: ascoltando le une come le altre, dando ingresso alle istanze delle une come a quelle delle altre e, tra queste, le istanze concernenti la prova sono quelle a cui meno che ad ogni altra «deve essere negato l’ingresso».
Sono queste, tra le tante, le ragioni della presente seconda edizione del Codice della prova penale, a distanza di tre anni dalla prima, confermando la scelta di concentrarsi sul minuzioso commento degli articoli del Libro III del Codice di rito.
I commenti alle norme — organizzati in paragrafi tematici, onde rendere più immediata la ricerca degli aspetti di interesse individuale — sono stati puntualmente aggiornati e in molti casi integralmente riscritti grazie al prezioso contributo di nuovi entusiasti Autori. La nuova edizione si arricchisce, così, di ulteriori nonché utilissimi spunti per i professionisti del diritto, ponendo in luce le numerose soluzioni ermeneutiche che, in questa materia, sono state proposte dalla dottrina e dalla giurisprudenza costituzionale, sovranazionale, di legittimità e di merito.